
La vicenda sconcerta. Inscritta nella legge dei grandi numeri (ogni tante mele ce n`è una col baco) forse ha una risonanza particolare perché diventa pubblica a ridosso dell`inaugurazione dell`Anno giudiziario, quando il primo presidente di Cassazione, Ernesto Lupo, citando Piero Calamandrei e riferendosi alle storpiature della nostra giustizia, dirà: «Signori giudici, il vostro potere è così grande che rigore e umiltà devono costituire ciò che è dovuto per essere legittimati a esercitarlo». Un ammonimento contro ciò che non corrisponde «all`etica della responsabilità» che pone ai magistrati `inderogabile dovere di testimoniare «forte tensione morale e civile».
Il caso del pm Roberto Staffa, per l`esemplarità del suo arresto (concussione, corruzione, rivelazione di segreti, contiguità con la malavita, e ricatti risolvibili grazie a prestazioni sessuali consumate addirittura in ufficio) rimanda alla sacralità etica dell`aforisma «la giustizia è uguale per tutti».
Da cui scaturisce il vigoroso allarme pronunciato dal presidente Lupo per la crescente pervasività del crimine e l`aggravarsi della realtà carceraria alla quale si imputa la violazione delle leggi internazionali e il degrado della dignità umana. A ciò si aggiunge il «sentimento
di profonda amarezza» espresso dalla Guardasigilli
Paola Severino che rivela la sua preoccupazione per l`ultimatum inviatoci dalla Corte dei diritti dell`uomo, con il limite di un anno «entro il quale affrontare
concretamente il problema». D`altronde, per sapere quante volte lo abbiamo eluso, basterebbero i digiuni di Marco Pannella. Ciò conduce l`opinione pubblica a ragionare sui dissidi non di rado strumentali tra giustizia e politica, fonte di inesauribili rinvii; tra cui, emblematiche,
le tecniche dilatorie che favoriscono la lunghezza dei processi e l`aberrante fenomeno delle prescrizioni (il numero più alto d`Europa), mentre gli ordinari procedimenti, sui quali grava l`uso spesso improprio del carcere preventivo, alimentano l`inquietante pervertimento
dell`intero sistema. E ciò come se l`inerte, suicida mattana dell`antipolitica non minacciasse di trascinare con sé, tra le sue vittime, anche una sconfitta della giustizia, primo valore e presidio del nostro (il più grande) bene comune: la libertà.
(Intervento di Sergio Zavoli sul settimanale
Oggi)