Il problema della prostituzione è complesso e sappiamo che una legge, per quanto necessaria, non è sufficiente. Se negli anni ’50, al tempo della legge Merlin, la prostituzione era un fenomeno circoscritto e poco visibile, oggi è una realtà che il più delle volte cela una tratta, un racket, organizzazioni criminali che dallo sfruttamento e dalla riduzione in schiavitù traggono ingenti guadagni. Il dibattito di questi giorni dimostra che è necessario intervenire con nuovi strumenti legislativi e maggiori strumenti a contrasto del fenomeno. Il punto di partenza cambia nettamente: non più lotta contro la prostituzione, ma contro lo sfruttamento delle donne,
E' questo il senso del disegno di legge proposto dal PD nella precedente legislatura, e che dovrà essere ripreso se vogliamo dare finalmente risposte agli enti locali colmando le carenze della legislazione in vigore.
Occorre innanzitutto colpire più duramente lo sfruttamento della prostituzione, equiparando le pene per chi sfrutta la prostituzione a quelle per chi compie reati di mafia. Per colpire anche sotto il profilo patrimoniale il racket spesso legato al fenomeno dello sfruttamento della prostituzione, sono previste anche particolari ipotesi di confisca dei beni, da reindirizzare ai programmi di integrazione sociale in favore delle vittime dello sfruttamento. Le somme derivanti dalla confisca e dalle sanzioni pecuniarie confluirebbero in un fondo per finanziare iniziative realizzate dalle regioni e dagli enti locali per la prevenzione, per l’integrazione sociale delle vittime e per il loro inserimento nel mondo del lavoro e formazione professionale.
Bisogna prevenire e reprimere i delitti di prostituzione coattiva, di induzione, reclutamento e sfruttamento dell’altrui prostituzione, rafforzandone la disciplina anche sotto il profilo processuale e sanzionatorio. La proposta del Ddl è l’arresto obbligatorio in flagranza per tali reati e pene accessorie di natura interdittiva.
Verrebbe inoltre sancita, a fronte dell’illiceità amministrativa dell’esercizio dell’attività di prostituzione in luoghi pubblici o aperti al pubblico, la possibilità per il singolo ente locale di adottare i provvedimenti idonei a modulare il precetto sulla base delle specificità della realtà territoriale di riferimento.
Occorre inoltre introdurre sanzioni più pesanti contro il racket e lo sfruttamento dei minori colpendo anche i clienti e prevedendo il divieto di patteggiamento. E si deve continuare e potenziare l'opera coordinata di magistratura, di polizia, di accordi bilaterali con i paesi di provenienza degli immigrati.
La prostituzione è infatti un fenomeno poliedrico. Come già previsto dalla legge Merlin, anche oggi si ritiene di non sanzionare l’esercizio in forma autonoma e volontaria dell’attività di prostituzione; di proteggere chi la esercita in condizioni di costrizione o sfruttamento; di garantire un bilanciamento tra le esigenze di chi volontariamente si prostituisce e gli interessi collettivi; di colpire le organizzazioni criminali o i singoli sfruttatori; di tutelare i soggetti deboli e, in particolare, i minori; di favorire percorsi di recupero e di assistenza; di promuovere competenze nei servizi di polizia.
Fermi questi principi, serve un approccio che individui da lato, un complesso di misure penali dirette a colpire le forme di sfruttamento – considerando anche il carattere di clandestinità del fenomeno – e, dall’altro, occorrono interventi di carattere sociale volti ad aiutare, concretamente, le vittime della prostituzione.
Emma Petitti
Segretario provinciale PD Rimini