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RIFLESSIONI DEL PD DI RIMINI SUL DECRETO BANKITALIA

10 febbraio 2014

Pubblicato in: Attualità

Nelle ultime settimane il decreto sulla ricapitalizzazione delle quote di Bankitalia è stato al centro del dibattito politico ed economico.  Dato che tante inesattezze sono state riportate dai media e da alcuni esponenti politici, la federazione provinciale del PD di Rimini ritiene fare chiarezza e rivendicare la necessità di un provvedimento in grado di rafforzare il nostro sistema bancario in un momento così critico.

Il 2014 sarà l’anno dell’asset quality review prevista dall’unione bancaria. Dall’esito di tale procedura dipenderà il futuro del nostro sistema bancario e, conseguentemente, del nostro sistema produttivo. Per i non addetti ai lavori il processo di valutazione può essere visto come una pagella che viene data alle nostre banche. Se tale valutazione non dovesse risultare positiva forti pressioni si abbatterebbero sui nostri intermediari finanziari e, di rimando, sulle nostre imprese. Il sistema bancario italiano ha retto l’urto della crisi molto bene nella fase 2007-2011, ciononostante la prolungata recessione e le fughe di capitali private iniziati nell’Agosto 2011 ne stanno erodendo la solidità. In tale contesto il governo ha ritenuto necessario intervenire direttamente a sostegno del sistema finanziario nazionale.

Più in dettaglio, il  capitale della Banca d’Italia era ancora fermo al valore, rivalutato, di 156 mila euro, la cifra stabilita nel 1936 e mai aggiornata. Il decreto di riforma concerne la rivalutazione delle quote di Bankitalia da 156 mila euro a 7.5 miliardi di euro. L’operazione può essere vista come trasferimento del valore di 7.5 miliardi  da Bankitalia alle banche socie. E’ però necessario sottolineare come i fondi  utilizzati per tale operazione provengano dalle riserve di Bankitalia; tali riserve non sarebbero mai potute essere utilizzate per finalità sociali. Al contrario, le imposte che le banche pagheranno allo Stato in seguito alle rivalutazioni  potranno essere utilizzate dal governo direttamente per implementare misure anticicliche. Per capire il punto bisogna prestare attenzione al fatto che la rivalutazione delle partecipazioni di Bankitalia è qualcosa di diverso da una normale rivalutazione di una partecipazione iscritta nel bilancio di una società privata. Nel caso di una partecipazione in una società privata, il valore di mercato delle azioni può differire dal valore iscritto nel bilancio della partecipante, si tende perciò, tramite una rivalutazione o una svalutazione, a riallineare il secondo al primo. Le azioni di Bankitalia sono invece delle “azioni atipiche”. I diritti di proprietà per i soci sono molto limitati dato che l’attività della banca è regolata dalla legge. In effetti, al di là del prestigio derivante dal detenere una quota della banca centrale, le quote di Bankitalia danno a chi le possiede il mero diritto a percepire i dividendi nella misura fissata dallo statuto. Fino ad ora i dividendi sono stati estremamente contenuti (di circa 15 mila euro), dato il massimale erogabile del 6% del patrimonio. Inoltre, le azioni di Banca d’Italia non potevano far parte del capitale di vigilanza dei soggetti che le possedevano, questo perchè non erano valutate dai mercati oltre al fatto che non esisteva un criterio univoco di valutazione. Grazie alla riforma, tali azioni potranno essere inserite nel capitale di vigilanza.

Un aumento delle quote a 7,5 miliardi aumenta cioè il massimale di dividendi distribuibili a 450 milioni.  Recentemente  Massimo D’Antoni ha sottolineato come  la norma statutaria stabilisce che i dividendi possano (non debbano!) arrivare al 6%. Ciononostante proprio al fine di scambiare le azioni sarà necessario innalzare il valore dei dividendi a circa quel valore.

Su alcuni blog si legge di una possibile perdita di sovranità dovuta all’acquisto di quote di Bankitalia da parte di stranieri. Tale preoccupazione è infondata. Il decreto prevede infatti che solo società aventi sede legale in Italia potranno detenere tali quote.

In sintesi:

1) Il decreto rafforza consistentemente il nostro sistema bancario e lo rende più solido agli occhi dei valutatori europei.

2) Permette allo Stato di ricevere il 12% del valore delle rivalutazioni sotto forma di entrate fiscali immediatamente utilizzabili.

3) Per l’operazione si sono utilizzate riserve della Banca d’Italia inutilizzabili per altre finalità.

4) Bankitalia dovrà versare dividendi maggiori rispetto a quelli distribuiti fino ad ora. Tale prezzo è il costo necessario per un’operazione che altrimenti sarebbe stata possibile solo sottraendo risorse alla spesa per il welfare.


Il PD di Rimini è disponibile a chiarire ulteriormente, e costruttivamente, a favore della comprensione dell’opinione pubblica, tutti gli aspetti, anche tecnici, di questo provvedimento. E questo anche in sede pubblica.



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