A Rimini la saraghina c’è sempre stata e a nessuno è mai stata indigesta. Fino a quando la saraghina si accompagnava al mattone, nessuno ha mai aperto bocca. Adesso che però si vuole diminuire il mattone, anche la saraghina fa storcere il naso, e diventa l’argomento principale per controbattere qualsiasi cosa.
Pesce povero per un’argomentazione povera. Si potrebbero liquidare così, con una battuta, le dichiarazioni dell’Arch. Renzo Sancisi. Peccato che in ballo ci sia un tema delicato come lo sviluppo della città e su questo c’è ben poco da scherzare.
Rimini è una città che ha costruito la sua fortuna anche sulla capacità di reinventarsi suscitando emozioni, lavorando ed investendo su quell’aspetto che il Sindaco sintetizza con il termine software. Con ciò Rimini ha saputo superare momenti difficili, nascondendo anche qualche “magagna” proprio attraverso la generazione di eventi che l’hanno fatta distinguere a livello nazionale, tra cui la tanto oggi denigrata “sagra della saraghina”.
Si tratta della dimostrazione della capacità di Rimini di saper valorizzare e reintepretare i propri tratti identitari facendoli diventare punti di forza. Da questo punto di vista Rimini è sempre stata un passo avanti. Dove invece la nostra città è rimasta indietro, e non lo dico solo io basta rileggere il Piano Strategico, è sulla qualità del territorio. E’ pacifico: su questo fronte abbiamo avuto meno capacità di innovare, accumulando un ritardo pesante. A questo si aggiunga che nel frattempo è cambiato il mondo.
Ecco perché che come maggioranza insieme con il Sindaco abbiamo sentito, a partire dalle linee di mandato per arrivare all’approvazione del Masterplan, la necessità di recuperare il ritardo invertendo però la direzione di marcia.
Chi non si è ancora reso conto di questa necessità deve farlo alla svelta e, invece di frenare la spinta dell’innovazione a tutela di diritti individuali, peraltro presunti, dovrebbe iniziare a considerare i diritti della collettività.Tra i cittadini che da una parte reclamano diritti edificatori e i cittadini che dall’altra parte chiedono il diritto ad una vita migliore, in una città più sostenibile, con meno cemento e più servizi, con più territorio da vivere e fruire che da “consumare”, è giusto che l’amministrazione comunale scelga sempre i secondi.
E’ passato il tempo in cui il diritto di cittadinanza si misura per il tramite del diritto all’edificazione. Ci sono migliaia di cittadini che chiedono ben altri diritti per sentirsi pienamente tali.
Marco Agosta
capogruppo PD in consiglio comunale Rimini