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Damiano: Lavoro, senza sviluppo la riforma è inutile

13 aprile 2012

Pubblicato in: Attualità

Lascia perplessi la battaglia di retroguardia condotta da Confindustria contro il governo sul tema del mercato del lavoro. Sorprende il fatto che il punto di attacco sia ancora costituito dall`articolo 18, argomento che non ha mai scaldato il cuore degli industriali. Il presidente designato Giorgio Squinzi si è allineato, probabilmente per motivi di opportunità politica, alle posizioni di Emma Marcegaglia, anche se ha sempre dichiarato secondario il tema dei licenziamenti.
Quel che è preoccupante è che l`attuale presidente di Confindustria non abbia trovato di meglio che bocciare la riforma attraverso le pagine le Financial Times, una testata che interpreta quotidianamente gli umori dei mercati finanziari a livello globale, colpendo in questo modo al cuore la politica di Monti, da sempre attenta alle esigenze e alle richieste di quei medesimi mercati. Il risultato è stato disastroso: un aiuto a quelle forze finanziarie che non si ritengono ancora appagate dagli sforzi fatti dall'Italia e dall'Europa e dai prezzi pagati dallo stato sociale; la bocciatura di Monti per difetto di liberismo e per non assomigliare abbastanza alla Thatcher; un ritorno all'aumento dello spread, da una settimana a questa parte, che potrebbe vanificare un pezzo degli sforzi compiuti in questi mesi dal paese; una precipitosa marcia indietro del giorno dopo di Emma Marcegaglia, con una intervista riparatrice a sostegno del governo che "ci ha salvato dal baratro".
Un vero capolavoro che evidenzia come esista uno stato di notevole confusione ed un arroccamento eccessivo a difesa di interessi particolari che l`accordo raggiunto tra il presidente del Consiglio e i segretari dei partiti che sostengono l`esecutivo non è ancora riuscito a risolvere. Dopo la conclusione del confronto tra governo e parti sociali sul mercato del lavoro, il Partito Democratico ha posto con forza il tema di una correzione dell`articolo 18 sui licenziamenti per motivi economici. La soluzione trovata, che consente al giudice di poter anche reintegrare il lavoratore in caso di "manifesta insussistenza" della motivazione, è soddisfacente ed equilibrata perché sbarra la strada alla libertà di licenziamento. Lo abbiamo giudicato un passo avanti.
Il Pdl, che con Alfano ha condiviso la soluzione, si è trovato in difficoltà ed ha immediatamente alzato il tiro attraverso le dichiarazioni di alcuni suoi esponenti. La richiesta adesso è quella di ottenere un "riequilibrio" attraverso l`ammorbidimento delle regole che riguardano la cosiddetta "stretta" sulle flessibilità in entrata e lo scudo dietro il quale ripararsi è rappresentato da quanto viene richiesto, in termini di cambiamento, dalle imprese. Richieste che vanno dal mantenimento delle attuali regole per quanto riguarda il lavoro stagionale, all`esclusione delle consulenze delle partite iva di alta qualificazione dalla presunzione di subordinazione, alla non considerazione nel periodo massimo di 36 mesi del contratto a termine dei periodi svolti con un lavoro interinale, fino alla riduzione dei vincoli per il lavoro intermittente e per l`apprendistato.
Alcune di queste richieste possono essere considerate dì buon senso, se il centrodestra abbandona la pretesa di cambiare l`impianto della riforma facendolo arretrare sul terreno delle garanzie per i lavoratori e su quello delle restrizioni volte a superare l`uso distorto delle partite iva e del lavoro a progetto. Mentre i suggerimenti di Giuliano Cazzola del Pdl sembrano andare nella direzione di ritocchi marginali, le dichiarazioni dell`ex ministro Maurizio Sacconi tendono a riportare la riforma sui vecchi binari della filosofia del lavoro del centrodestra, quella che ha portato ad un abuso intollerabile di lavoro precario.
Vale la pena riportare una sua illuminante dichiarazione: «È necessaria una diffusa ripulitura del testo da vincoli, sanzioni, complessità, oneri che ne rovesci l`approccio punitivo. A meno che prevalga una lettura politicista fondata sulle convenienze del palazzo e non su quelle della maggiore occupazione. Sarebbe una assurda contraddizione per il governo tecnico».
Con questi stessi argomenti Sacconi, nella` scorsa legislatura, ha cancellato gran parte della legislazione del lavoro che io da ministro avevo introdotto al tempo del governo Prodi. Con la logica dell`eccesso di vincoli per le imprese aveva provveduto a cancellare la legge che tutelava dalle dimissioni in bianco, per fortuna rimessa in circolo da questo governo, e aveva reintrodotto staff leasing e lavoro a chiamata che erano stati cancellati con il Protocollo del 2007. Il risultato di questa politica è stato un esponenziale aumento della precarietà e una disoccupazione record per i giovani.
Occorre voltare pagina: ci rifiutiamo di seguire chi, nel Pdl, vorrebbe piegare la riforma a filosofie risultate sconfitte dalla realtà, con le quali si è immaginato un inesistente aumento della occupazione in cambio di una flessibilità senza regole che si è trasformata in una disperante precarizzazione del lavoro e della vita stessa delle giovani generazioni. Questa riforma può rappresentare una opportunità, se verranno confermate le dichiarazioni di autorevoli esponenti del governo circa la possibilità di apportare miglioramenti in Parlamento. Noi questa battaglia la faremo avendo a mente un quadro di insieme nell`azione riformatrice.
Il primo punto è costruire un mercato del lavoro amico dei giovani. Per questo va irrobustita la scelta di rendere veramente universali gli ammortizzatori sociali. Ci sembra ancora debole il livello di inclusione dei giovani che svolgono un lavoro precario. Il rimborso una tantum per i lavoratori a progetto è sproporzionato rispetto alla richiesta di portare la loro contribuzione previdenziale al 33%, il livello massimo del lavoro dipendente. Così come va messo uno stop da subito alla pratica del lavoro di tirocinio o di stage gratuiti: per i giovani va previsto un rimborso mensile fin dal momento dell`inizio dell`attività.
Mentre condividiamo l`esigenza di un giro di vite nei confronti delle finte partite iva e del falso lavoro a progetto. Per quanto riguarda il lavoro femminile, vanno migliorate le regole per una più favorevole conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. Quando parliamo di quadro d`insieme delle riforme, ci riferiamo al fatto che non possiamo disgiungere la riforma del mercato del lavoro da quella delle pensioni. Il nostro sguardo deve essere lungo e porsi una domanda.
È compatibile una riforma del lavoro che accorcia i tempi della tutela (mentre l`indennità di mobilità dura 36-48 mesi, la nuova Aspi durerà 12-18) a fronte di una riforma previdenziale che allontana anche di 5-6 anni il momento della pensione? Il dramma degli esodati, che va risolto entro l`estate, è sotto i nostri occhi e non vorremmo che l`eccesso di rigore e l`assenza di gradualità della riforma Fornero lasciasse in eredità ai futuri governi il compito di addolcirla. Un film che abbiamo già visto.
L`ultimo tema è quello dello sviluppo. Il governo deve dare convincenti segnali di svolta su questo argomento. Di solo rigore si può morire. Ci fa piacere che voci sempre più insistenti, nell`ambito del governo, come quella del ministro Passera, si preoccupino di sollecitare un`azione di stimolo alla crescita del paese. Aspettiamo di vedere i fatti, anche perché siamo convinti che la migliore riforma del mercato del lavoro, da sola, non produrrà neanche un posto di lavoro in più.

di Cesare Damiano



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