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Il Partito Democratico e la manovra del Governo: lettera del segretario Emma Petitti agli iscritti

9 dicembre 2011

Pubblicato in: Comunicati Stampa

Carissime/i,
desidero rivolgermi ad ognuno di voi, in un momento particolarmente cruciale per il nostro Paese, per sollecitarvi ad essere parte attiva nel lavoro che ci aspetta in questi e nei prossimi giorni.
Il precipitare della situazione del nostro Paese, il venire meno della maggioranza parlamentare del governo Berlusconi, le sue conseguenti dimissioni e il conferimento dell'incarico al sen. Mario Monti per formare il nuovo governo hanno rappresentato un cambio tanto repentino quanto positivo dello scenario politico italiano, prima immobile. In un quadro che era e resta di assoluta emergenza nazionale e raccogliendo l'appello del Presidente Napolitano, il Pd ha scelto di anteporre l'Italia a qualsiasi convenienza di parte.
Abbiamo apprezzato il profilo del nuovo Governo Monti: tecnico, guidato da personalità di assoluto prestigio internazionale, in netta discontinuità politica rispetto al passato, che ha presentato alle Camere un programma di lavoro centrato su rigore, crescita ed equità. La manovra varata dal governo Monti ha dunque l'obiettivo salvare il Paese dal rischio del default finanziario. La situazione di emergenza impone misure pesantissime: circa 30 miliardi di euro per fronteggiare la minore crescita economica che si prospetta per il 2012, nonché i provvedimenti pendenti del precedente governo.
E' questa la portata della sfida e a questo stato di necessità deve far fronte il decreto, in un quadro politico di assoluta difficoltà: la maggioranza parlamentare su cui poggia l'esecutivo non è una coalizione di partiti alleati, ma una sommatoria di forze molto eterogenea per collocazione politica e programmi. Al governo spetta la difficile quadratura del cerchio.
Abbiamo chiesto al presidente Monti di tradurre con coerenza gli obiettivi indicati nel suo discorso di insediamento in Parlamento: equità nel rigore, affinché paghi di più chi fino ad ora ha pagato di meno (le grandi ricchezze patrimoniali) e soprattutto perché contribuisca chi non lo ha mai fatto (recupero dell'evasione fiscale); abbiamo anche chiesto misure di sostegno alla crescita perché non può esserci risanamento in un Paese che non produce ricchezza attraverso il lavoro e l'impresa.
La manovra presentata tiene conto solo parzialmente di queste indicazioni. Per la prima volta dall'inizio della crisi compaiono provvedimenti reali tesi a sostenere la crescita, il lavoro e l'impresa, ancorché in misura ancora contenuta rispetto ad un quadro di recessione economica.
La parte più delicata è quella relativa all'equità dei sacrifici, soprattutto rispetto alle nostre aspettative e alle nostre puntuali sollecitazioni. Vengono introdotti alcuni elementi di contrasto all'evasione, ma in misura insufficiente e ancora fuori da uno schema strutturale di aggressione al sommerso; è stata raccolta la nostra indicazione di chiedere un contributo aggiuntivo ai capitali illecitamente esportati e poi condonati dal precedente Governo, ma la misura aggiuntiva dell'1,5% appare davvero troppo modesta; viene reintrodotta l'imposta sugli immobili ma, a fronte di un sacrificio generalizzato (sulla prima casa), non appare sufficiente il contributo richiesto ai grandi patrimoni.
Anche le pur apprezzabili misure introdotte per caricare maggiormente il peso sulle rendite finanziarie e sui beni di lusso non compensano la necessità di spostare sulla ricchezza patrimoniale e finanziaria il carico fiscale eccessivo che ancora grava su lavoro e impresa.
Infine, la riforma della previdenza contiene elementi di scarsa gradualità, senza distinzioni per le tipologie di lavoro (usuranti o meno) e senza un'attenzione particolare a quelle situazioni di difficoltà che nella crisi si sono vi via moltiplicate (mobilità).
In sintesi, misure di contrasto all'evasione e di equità sociale sono presenti, ma in misura per noi insufficiente. E' indispensabile approvare la manovra per salvare il Paese e toglierlo da quell'orlo del baratro su cui la destra lo ha portato. Non abbiamo posto aut aut al governo, ma riteniamo necessario porre con più forza la questione di una maggiore equità per rendere più sostenibili queste misure. Sappiamo che non potrà essere la "nostra" manovra, non solo per il quadro di emergenza dentro cui viene concepita, ma soprattutto perché ad approvarla dovrà essere anche chi (il Pdl) ha obiettivi ed interessi diametralmente opposti ai nostri su aspetti dirimenti (lotta all'evasione, contributo dai capitali condonati, pensioni, ecc.).
Dovremo pertanto lavorare intensamente su diversi fronti: quello parlamentare (nel confronto col Governo e con le altre forze politiche) per assicurare, insieme al buon esito del provvedimento, una più marcata equità; quello sociale, aprendo un dialogo con le parti per dare forza a questo lavoro di correzione, ma chiamando al tempo stesso tutti ad un'assunzione di responsabilità come forza politica che si candida alla ricostruzione del Paese; infine, ma cosa altrettanto importante, nel rapporto coi cittadini.
E' per questo che con i segretari di circolo, la segreteria provinciale, i nostri eletti in Parlamento e in Regione e i nostri amministratori stiamo organizzando assemblee, incontri e confronti che possano rafforzare il rapporto con tutti i cittadini e spiegare in modo molto chiaro quali sono le nostre proposte e quali invece i limiti imposti dalle condizioni politiche eccezionali in cui ci troviamo ad operare. Solo non spezzando il dialogo e conservando il rapporto di fiducia con la nostra gente saremo capaci di salvare questo Paese e di svolgere quel compito nazionale per cui abbiamo scelto di fondare il Partito Democratico.


Cordialmente,


Emma Petitti


Segretario provinciale Partito Democratico Rimini



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