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DIECI PROPOSTE PER IL POLO UNIVERSITARIO RIMINESE

28 novembre 2011


In questi mesi il rettore e il senato accademico dell'Università di Bologna stanno predisponendo il nuovo statuto di organizzazione e di governo dell'ateneo, così come dispone la legge 240/2010 (cosiddetta "riforma Gelmini"). Lo statuto entrerà in vigore il prossimo luglio, e apporterà cambiamenti considerevoli alle strutture universitarie che operano a Rimini, già a partire dal prossimo anno accademico. La nuova amministrazione comunale dovrà pertanto confrontarsi con una realtà parecchio complicata, risultato di una complessiva riconfigurazione del sistema universitario, e caratterizzata da aggregazioni, fusioni, soppressioni di corsi, eliminazioni di sedi e di facoltà, introduzione del numero programmato di studenti. Non possiamo farci trovare impreparati di fronte una simile sfida. Ne va del futuro dei giovani e della nuova classe dirigente del paese. Per questo abbiamo istituito un osservatorio permanente attraverso il quale elaborare tesi programmatiche concrete e informate, allo scopo di difendere e anzi rafforzare l'insediamento del Polo universitario nella nostra città. Intendiamo aprire un dibattito con tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell'università pubblica in Italia, così da giungere alla definizione di un condiviso indirizzo di politica universitaria per Rimini. Qui trovate dieci sintetiche proposte sulle quali vi chiediamo di riflettere, e vi invitiamo a integrarle e arricchirle con i vostri suggerimenti e le vostre idee. La forza del nostro programma si basa sulla qualità dei contenuti, perché la qualità della vita dipende dal valore della conoscenza.
1. Puntare sulla centralità della ricerca attraverso l'attuazione di strategie mirate ad agganciare i progetti comunitari del Settimo Programma Quadro, specialmente nell'ambito del settore SSH (= Social Sciences and Humanities), senza escludere la partecipazione degli Enti Locali (Comune, Provincia, Regione) ai progetti scientifici, e là dove possibile determinare con essi specifiche modalità di cooperazione e interazione. Rendere il nascente Tecnopolo di via Dario Campana un'opportunità di crescita per l'intero sistema territoriale, coinvolgendo imprese e categorie imprenditoriali, con l'obiettivo di riuscire a incrementare le effettive possibilità occupazionali delle giovani generazioni.
2. Riportare la macroregione adriatica nel contesto europeo di riferimento, attraverso l'istituzione di centri studi interdisciplinari, con la precisa mission di «studiare» l'area geopolitica dal punto di vista storico, sociale, culturale, linguistico, economico, al cui interno affrontare altresì le dinamiche turistiche in modo piú scientifico e aggiornato. Riflettere sull'ipotesi della costituzione di un centro studi sul turismo che abbia autonomia amministrativa e organizzativa, anche per funzioni finalizzate allo svolgimento di attività didattiche e formative, con contestuale articolazione in raccordo con il mondo delle imprese.
3. Considerare l'Adriatico un ponte tra Occidente e Oriente, e guardare con crescente interesse e progettazione ai Paesi del Medio Oriente e dell'Asia, tramite l'istituzione di corsi di alta formazione permanente e master orientati a fornire approfondite competenze in questo nuovo e dirompente settore professionale.
4. Rafforzare l'internazionalizzazione candidando la sede riminese a rivestire un ruolo di primo piano nell'ambito delle relazioni con i partners europei e dell'area balcanica, attraverso convenzioni concordate con l'Ateneo e privilegiando il rapporto con il Prorettore per le Relazioni internazionali. Promuovere una maggiore mobilità dei docenti e degli studenti e iniziative di cooperazione interuniversitaria, con programmi integrati di studio e insegnamenti svolti in lingua straniera.
5. Razionalizzare i corsi di laurea alla luce della riforma della legge 240/2010. È questo un punto assai delicato, e deve essere affrontato in maniera responsabile. Al momento il Polo universitario riminese offre ben 19 corsi di laurea, di cui 11 triennale e i restanti 8 magistrale. Nel nuovo contesto che si verrà a determinare in seguito all'entrata in vigore del nuovo statuto, parecchi di questi corsi saranno soppressi. È pertanto auspicabile che i corsi più direttamente attinenti all'economia del nostro territorio siano salvaguardati.
6. Ribadire un rapporto di fattiva collaborazione, cioè di alternativa didattica, con le altri sedi romagnole dell'Università di Bologna, definendo i rispettivi settore di pertinenza ed escludendo ogni situazione di concorrenzialità. La legge 240/2010 mira a riorganizzare i rapporti tra facoltà e dipartimenti, ai quali vengono assegnate le funzioni finalizzate allo svolgimento delle attività didattiche e formative. Occorre dunque evitare l'eventuale proliferazione di nuovi corsi di laurea aggiuntivi o sovrapponibili a quelli esistenti.
7. Organizzare convegni sulla multiculturalità e la mediazione linguistica (L2), in collaborazione con le Università europee che si occupano dei flussi migratori nelle varie realtà urbane dell'Unione Europea, per rilanciare la città di Rimini come luogo in cui si intersecano e si fondono lingue e culture eterogenee.
8. Definizione del rapporto con i due laboratori («Life Cycle Technology» e «Tecnologie per la Moda») del Tecnopolo riminese per stringere rapporti di cooperazione e condividere progetti di ricerca, specialmente nel settore delle scienze applicate all'ecosistema e al design dei tessuti.
9. Integrazione tra Università e città attraverso iniziative pubbliche aperte alla cittadinanza, quali conferenze, seminari, dibattiti, confronti. Realizzare opportunità uniformi di accesso ai servizi per gli studenti, a cominciare dagli alloggi, proseguendo a compiere iniziative come il recente restauro del Palas Hotel, divenuto struttura residenziale studentesca.
10. Merito, capacità e competenza al primo posto anche nelle istituzioni accademiche riminesi.


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